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Cassazione: il triage è valutazione clinica, non solo parametri.

Corte di Cassazione, Sezione 4 Penale, sentenza del 16 aprile 2025 n. 15076.


I FATTI

Una paziente asmatica fin dall'infanzia affetta da asma bronchiale allergico, si presentò poco prima di mezzanotte accompagnata dai familiari per un grave attacco asmatico, arrivando in sedia a rotelle a causa delle difficoltà di deambulazione.

L'infermiera, addetta al triage, valutò la paziente assegnandole un codice verde, conducendola in una stanza d'attesa. Nonostante le evidenti difficoltà respiratorie, nessun sanitario controllò le condizioni della donna per circa 45 minuti. Quando finalmente il medico intervenne, comprese immediatamente la gravità della situazione e trasferì la paziente prima in un'altra stanza e poi nella shock-room, ma l'intervento non riuscì a impedire il decesso per arresto cardio-respiratorio.


LE IMPUTAZIONI E LA DIFESA

L'infermiera è stata accusata di omicidio colposo (art. 589 c.p.) per:

  • Aver valutato erroneamente la gravità del quadro clinico;

  • Aver assegnato un codice verde invece di uno più urgente;

  • Aver causato un ritardo nell'intervento medico fatale per la paziente.

La Corte d'Appello di Firenze aveva dichiarato la prescrizione del reato ma confermato la condanna al risarcimento danni in solido con l'ASL Toscana Nord Ovest.


I ricorrenti sostenevano che:

  1. L'infermiera aveva seguito correttamente le linee guida del 2001, compilando regolarmente la scheda con i parametri vitali rilevati;

  2. Non compete al personale infermieristico formulare diagnosi mediche specifiche;

  3. I tempi di intervento erano stati ricostruiti erroneamente;

  4. Mancava il nesso causale tra l'eventuale ritardo e il decesso.


LA CASSAZIONE

1. Il ruolo attivo dell'infermiere di triage.

La Corte ha chiarito che l'infermiere di triage non è un mero esecutore di protocolli ma "riveste un ruolo attivo e cruciale nella valutazione della gravità delle condizioni del paziente fin dal suo ingresso, con la responsabilità di attribuire un codice di priorità che possa fare la differenza tra la vita e la morte".



2. Gli obblighi specifici secondo le Linee Guida 2021

Richiamando le Linee Guida della Conferenza Stato-Regioni, la Cassazione ha evidenziato che il triage deve essere svolto da un infermiere che deve:

  • Considerare tutti i segni e sintomi del paziente;

  • Identificare condizioni potenzialmente pericolose per la vita;

  • Raccogliere dati completi, incluse informazioni da familiari/soccorritori;

  • Effettuare un giudizio valutativo dei sintomi riscontrati.

3. Le gravi omissioni accertate.

La Corte ha confermato che l'infermiera aveva violato le linee guida omettendo di:

  • Annotare le condizioni fisiche effettive: incapacità di camminare (trasporto in sedia a rotelle), disfonia (difficoltà nel parlare);

  • Raccogliere informazioni anamnestiche complete: allergie, epoca di insorgenza dell'attacco, patologie pregresse;

  • Effettuare auscultazione con lo stetoscopio per rilevare i sibili presenti;

  • Monitorare continuativamente la paziente dopo l'assegnazione del codice.

4. La posizione di garanzia dell'infermiere

La sentenza ribadisce che l'infermiere è titolare di una posizione di garanzia nei confronti del paziente, con l'obbligo di:

  • Assistenza effettiva e continuativa;

  • Fornire tempestivamente al medico un quadro preciso delle condizioni cliniche;

  • Monitorare la stabilità delle condizioni dei pazienti;

  • Allertare i sanitari in caso di aggravamento.

5. Il nesso causale dimostrato

La Corte ha confermato il nesso causale attraverso il giudizio controfattuale: se l'infermiera avesse:

  • Assegnato il codice corretto (giallo/rosso);

  • Segnalato fedelmente le condizioni della paziente;

  • Continuato il monitoraggio.

La paziente avrebbe ricevuto la terapia in tempo utile, evitando l'ipossia fatale.


CONSIDERAZIONI

  1. Interpretazione estensiva del ruolo infermieristico: La sentenza supera la visione tradizionale dell'infermiere come mero esecutore, riconoscendogli competenze valutative autonome pur senza funzioni diagnostiche.

  2. Valorizzazione delle competenze tecniche: L'obbligo di auscultazione con stetoscopio dimostra che l'infermiere deve utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per una valutazione completa.

  3. Responsabilità del monitoraggio continuo: Non basta la valutazione iniziale; l'infermiere deve seguire l'evoluzione del quadro clinico.


La sentenza Cassazione n. 15076/2025 segna un punto di svolta nella definizione delle responsabilità dell'infermiere di triage, elevando significativamente gli standard di diligenza richiesti. Il triage non è più considerato una mera procedura burocratica ma un momento clinico cruciale che richiede competenze valutative avanzate e una responsabilità diretta verso la sicurezza del paziente.

La decisione, pur rispettando la distinzione tra competenze infermieristiche e mediche, riconosce all'infermiere di triage un ruolo professionale autonomo e qualificato, con conseguenti responsabilità civili e penali proporzionate all'importanza del compito svolto.

"Il triage può davvero fare la differenza tra la vita e la morte" - questa affermazione della Cassazione sintetizza efficacemente la portata della responsabilità professionale dell'infermiere di primo contatto nel sistema dell'emergenza-urgenza.


 
 
 

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